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Wealth management all’epoca dei Social Media

In tema di wealth management ed in particolar modo di tutela degli assets patrimoniali di un personaggio pubblicamente noto, il corretto utilizzo e la gestione intelligente dei canali social sta diventando sempre più cruciale e strategico sotto diversi profili.

In un’epoca in cui le informazioni vengono trasferite con grande rapidità e che risultano incancellabili una volta caricate e pubblicate sui propri profili personali, diventa molto facile ed al tempo stesso pericoloso scrivere, commentare e rispondere d’impulso senza valutare le conseguenze che un determinato tipo di comunicazione superficiale può generare nei confronti della propria immagine.

Una immagine spesso conquistata negli anni a fronte di sacrifici e che in molti casi diventa punto di riferimento (soprattutto se si parla di atleti) per le nuove generazioni in termine di valori positivi veicolati attraverso la propria condotta dentro e fuori dal campo.

Pertanto, tralasciando le conseguenze di natura penale a cui possono portare determinati commenti e azioni veicolati attraverso i canali social (Cass. Pen., sez. V, n. 4873/2017 La diffusione di un messaggio diffamatorio mediante l’uso di Facebook integra il delitto di diffamazione aggravato dalla circostanza prevista dall’art. 595 c.p., comma 3 – sub specie di offesa arrecata con un qualunque mezzo di pubblicità) pur senza l’applicazione della ben più incisiva circostanza aggravante prevista dall’art. 13 della l. n. 47 del 1948, art. 13 (diffamazione a mezzo stampa consistente nell’attribuzione di un fatto determinato), l’utilizzo improvvido di una piattaforma sociale di comunicazione espone l’immagine pubblica ad un contraccolpo e ad un boomerang mediatico che si traduce in un impoverimento immediato del proprio appeal anche in termine economico e patrimoniale.

Va infatti evidenziato come, soprattutto nell’ambito degli sport di squadra, i club prima di acquisire il diritto alle prestazioni sportive di un atleta da diverso tempo analizzano in fase di recruiting i profili social dello stesso al fine di verificare il tipo di personalità e la condotta abituale: viene in definitiva valutata la persona ancora prima delle qualità atletiche e sportive per decidere se è in linea con i valori etici e sociali del club e se ben si può amalgamare con l’ambiente con cui si troverà ad interagire (allenatore, staff tecnico e medico, dirigenza, compagni di squadra, tifosi, media etc.)

E’ quindi naturale che un serie si post, commenti e storie pubblicate non consone ad una immagine positiva, vanno a screditare il valore stesso di mercato nella fase di trasferimento e di vendita/acquisizione del cartellino; sempre più frequenti sono, infatti, i casi in cui tale situazione si verifica in differenti discipline sportive tanto che, per fare qualche esempio pratico, è sufficiente pensare alle varie polemiche che hanno coinvolto il calciatore Radja Nainggolan per alcune storie pubblicate e giudicate dal contenuto “eccessivo”, alla polemica che ha coinvolto il cestista Andrea Rovatti per un commento non propriamente educato ed elegante nei confronti della nota blogger Selvaggia Lucarelli, alla bufera mediatica che coinvolge a cadenza regolare Mauro Icardi per frasi, scatti fotografici e immagini da riservare solamente ad un pubblico adulto.

Di esempi analoghi se ne potrebbero citare a decine, tuttavia vanno anche presi in considerazione gli aspetti positivi che un corretto uso dei canali social può generare; esempio lampante è, per rimanere al mondo del calcio, l’ex difensore della nazionale italiana Cristian Zaccardo che nel 2017 riuscì a trovare un ingaggio con una squadra di Malta creandosi autonomamente il proprio profilo Linkedin e pubblicando le proprie skills.

La gestione corretta e consapevole dei social media diviene quindi parte integrante e fondamentale della strategia di immagine veicolata, traducendosi al tempo stesso in appeal commerciale nei confronti di potenziali partner e sponsor interessati ad investire; ciò diviene ancora più importante per atleti che praticano sport individuali o per i personaggi dello spettacolo che trovandosi ad operare da soli, senza rientrare nella strategia di comunicazione di un club o di una qualsiasi organizzazione, sono ancor più direttamente coinvolti nella relazione con la propria fan base.

Pur mantenendo la caratteristica fondamentale di una tipologia di comunicazione che si basa sulla spontaneità dei contenuti pubblicati e sul rapporto personale e diretto che viene a crearsi tra personaggio noto e fan base, per i motivi esposti è altamente consigliabile se non addirittura necessario affidarsi a professionisti che conoscano ogni sfaccettatura dei social media al fine di consolidare e valorizzare il posizionamento raggiunto.

L’immagine ne risulterà inevitabilmente rafforzata, diventando non solamente più spendibile dal punto di vista sportivo e contrattuale, ma aumentando al tempo stesso anche l’appetibilità commerciale e l’interesse che le aziende possono riscontrare facendo un confronto con la scala di valori da loro scelti in termine di mission e vision.

Oltretutto se è vero che l’attività di consulenza ed anche di insegnamento al corretto utilizzo dei social media è importante nella gestione quotidiana e per così dire ordinaria della propria immagine, ancora più necessaria diventa nel momento in cui ci si trova a dover gestire uno stato di “crisi” nel tentativo di rimediare ad un errore o leggerezza commessa il più delle volte per un moto d’impeto che non si è riusciti a trattenere.

Tali situazioni si riscontrano frequentemente in concomitanza di crisi coniugali dove, accecati da uno stato d’animo esacerbato da litigi e da contenziosi legali, sussiste il rischio concreto di incorrere in guai ancora peggiori a causa della pubblicazione di contenuti lesivi e diffamatori dell’altrui persona: in tale contesto l’attività del consulente diviene quella di un vero e proprio consigliere e confidente che, affiancandosi alla figura del legale, entra in una sfera di familiarità tale da riuscire a comprendere, gestire e ancor meglio prevenire scomode criticità.

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