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La Farmacia si è fatta Impresa. Gestione del rischio e tutela del patrimonio personale del Farmacista. Il Trust e dintorni.

A cura di Francesco Sibilla

Il ddl Concorrenza impone un’alfabetizzazione economico-gestionale che non è scontata e non è nel Dna dei professionisti in camice bianco. L’ipotesi del trust: un’opportunità da non sottovalutare.

Nel recente passato, pensare alla farmacia (anche) come attività di impresa sarebbe stato considerato non solo concettualmente sbagliato, ma addirittura irriverente e un giurista specializzato in diritto commerciale si sarebbe sentito del tutto fuori luogo in un consesso di farmacisti estranei a nozioni come governance societaria, contratto, joint venture, rischio di impresa, responsabilità illimitata per i debiti aziendali e protezione del patrimonio personale, ecc.

Tuttavia, gli scenari aperti dal ddl Guidi spingono i farmacisti a porsi rispetto al futuro prossimo venturo in maniera affatto diversa, provando ad affrontarlo scomponendosi in un doppio ruolo, come una sorta di “Giano Bifronte”: da una parte, quello imprescindibile di consulente della salute della comunità alla quale ciascun singolo farmacista si riferisce ed appartiene; dall’altro, sviluppando l’animo, ma soprattutto la cultura, di imprenditore capace di competere ed evolvere nel proprio mercato e in quelli limitrofo.

Per diventare veramente imprenditore, il farmacista deve allora avviare quanto prima un processo di alfabetizzazione che gli consenta di acquisire nozioni economico-aziendali (business plan, piano di marketing, strategie, ecc.), e giuridiche (contratti commerciali, joint ventures, contratti di investimento, lettere di intenti, due diligence, ecc.) in modo da essere maggiormente consapevole nelle scelte che sarà costretto a fare, senza per forza doverle subire sulla base di logiche di gruppo (e di sistema) non sempre compatibili con le idee dei singoli individui, dotati di capacità e ambizioni spesso assai differenti, fino ad oggi appiattite tutte su un destino comune e condiviso (e talvolta mal digerito).

L’effetto di questa alfabetizzazione sarà, in primo luogo, la capacità di fotografare la propria specifica azienda, comprendendone meglio quali siano i punti di forza e di debolezza, le aree di miglioramento e il valore patrimoniale, sia in chiave statica (come storicamente si è sempre fatto), che, principalmente, in chiave dinamica e prospettica.

In altri termini, l’investitore (istituzionale o privato che sia) che dovesse bussare alla porta della singola farmacia, stimolato dalle possibilità offerte dalla riforma, guarderà (semplicemente) le opportunità di remunerazione del suo capitale (investimento), che valuterà tanto più attraenti quanto più il singolo imprenditore-farmacista sarà stato in grado di dimostrare competenze manageriali, organizzazione di impresa, controllo di gestione e prospettive di espansione; il vecchio e tradizionale metodo di moltiplicazione del fatturato per la valutazione di una farmacia risulta così definitivamente superato.

Una conseguenza di questo cambiamento è la necessità per l’imprenditore farmacista di avere totale consapevolezza nell’indicare quali siano i suoi obiettivi (il tipo di accordo economico, la governance, il piano di sviluppo, gli investimenti, ecc.) per poter ricevere dall’advisor (legale o aziendale che sia) un “vestito su misura” adeguato alle proprie ambizioni professionali e imprenditoriali.

Accanto a ciò, l’imprenditore-farmacista sarà, infine, costretto una volta per tutte ad affrontare e risolvere la questione della osmosi tra patrimonio aziendale e patrimonio personale, generata dagli effetti della responsabilità illimitata per i debiti aziendali imposta dall’attuale disciplina.

Oggi, imprenditore-farmacista e Farmacia sono un tutt’uno, poiché la forma della ditta individuale o quella della società di persone non consentono di contingentare il rischio di impresa, esponendo così i sacrifici di una vita alle intemperie del debito.

Anche qui il giurista può essere di aiuto, poiché la normativa vigente già consente l’utilizzo di strumenti di protezione del patrimonio, idonei a segregare quella parte di ricchezza che si vuole tenere al riparo.

Uno fra tutti, il trust che, avendo trovato ormai sufficiente certezza normativa, fiscale e giurisprudenziale, probabilmente rappresenta uno degli istituti più efficienti e più adatti alla situazione, ancorché – stante la sua intrinseca complessità tecnica – da “erogare solo sotto stretta prescrizione medica”.

L’advisor, in tal caso, diventa il medico che cura la Farmacia e l’imprenditore-farmacista e indica il percorso terapeutico da seguire per far ritrovare un benessere e una salute che sembrano ormai lontani.

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