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L’Asset Protection Per Tutti

Occupandoci da tempo di Asset Protection, abbiamo ormai sviluppato una ricca casistica di domande poste dal cliente, che dimostrano come nell’opinione pubblica siano ancora forti le resistenze nel servirsi di strumenti di segregazione del proprio patrimonio verso i quali, per legittima poca conoscenza e per informazioni spesso errate, nutrono diffidenza.
La premessa è che il concetto di protezione è molto ampio, ma parte dalla considerazione che ciò che si è, con fatica, guadagnato nella propria vita possa, ed anzi debba, essere salvaguardato da quanto possa metterlo in pericolo.
I motivi per cui si può avere la necessità di proteggere il proprio patrimonio sono i più diversi, che si possono riassumere, per semplificare, nella sistemazione dei propri beni in vista della propria futura successione, oppure in fattori di rischio legati, per esempio, alla propria attività professionale.
Senza pretese esaustive e con intento divulgativo, intendiamo sfatare alcune diffidenze utilizzando le risposte che siamo soliti dare ai clienti che con le loro domande, mostrano curiosità, ma anche dubbi e pregiudizi nei confronti di questi istituti.

 
 

Voglio pianificare quello che potrà accadere quando non ci sarò più: come posso fare?

La prima risposta di un esperto di successioni è che questo obiettivo si raggiunge scrivendo un buon testamento, fatto bene, che valuti attentamente le intenzioni del testatore, che le riporti nel testo in modo preciso e giuridicamente non interpretabile, in modo da renderlo inattaccabile anche di fronte alle pretese di eventuali eredi che si possano sentire lesi. E che, naturalmente, avrà effetto solo alla morte di colui che lo ha redatto.
Ma, a questo proposito, si deve valutare anche un aspetto importante.
Come riportato, da ultimo, dall’autorevole quotidiano economico “Italia Oggi”, rumors sempre più frequenti segnalano un’indicazione del Governo volta a modificare l’attuale normativa successoria, con un drastico abbassamento della franchigia al di sotto della quale si è esenti dal pagamento della tassa di successione, con contestuale innalzamento della relativa imposta.
Questo comporterà un costo delle successioni molto maggiore, che diventa particolarmente odioso se si pensa che l’erede è costretto a pagare una tassa su quanto era già di proprietà della sua famiglia.
Per questo può diventare ragionevole la scelta di non lasciare che la sistemazione dei propri beni avvenga mortis causa, utilizzando lo strumento giuridico più adatto a realizzare uno scopo, se vogliamo anche equitativo.
E diventa utile, anche proprio in ottica di un futuro rilevante risparmio sui costi della successione, utilizzare strumenti inter vivos, che possano, da subito, progettare la sistemazione futura.
Per fare due esempi concreti, parliamo di fondo patrimoniale e trust.

 
 

Ho sentito parlare di fondo patrimoniale: cos’è esattamente?

È uno strumento previsto dal Codice Civile del 1942, con il quale è possibile conferire beni immobili, mobili registrati e titoli di credito in fondo patrimoniale, in presenza di una famiglia.
Condizione per la sua costituzione è l’esistenza di una famiglia, la gestione è congiunta di entrambi i coniugi, i quali non potranno disporne per scopi estranei agli interessi della famiglia.
L’effetto segregativo è rappresentato dalla circostanza che i beni che ne fanno parte non possono essere soggetti ad esecuzione forzata per debiti che il creditore sapeva essere stati contratti per scopi estranei ai bisogni della famiglia: in questo caso i beni non sono aggredibili. In tutti gli altri casi, invece, sì.

 
 

Ho letto di persone che hanno utilizzato il trust: che cos’è?

Insieme al fondo patrimoniale, strumento più noto agli operatori del diritto, ed utilizzabile esclusivamente a vantaggio dei bisogni della propria famiglia, il trust costituisce uno strumento di Asset Protection più moderno e flessibile, di derivazione e tradizione nordeuropea, ma recepito dall’ordinamento italiano.
Il trust consiste in un rapporto giuridico fondato sul rapporto di fiducia tra disponente e trustee, a mezzo del quale il primo trasferisce taluni beni o diritti a favore del secondo, che li amministra, seguendo le direttive previste da un regolamento molto preciso, con i diritti e i poteri di un vero e proprio proprietario nell’interesse del beneficiario o per uno scopo prestabilito.
Si tratta di una figura giuridica molto versatile che può assumere forme estremamente diversificate in base alle esigenze del disponente.
La sua istituzione non necessita del presupposto dell’esistenza di una famiglia, ma può essere costituito da chiunque.
Possono essere conferiti beni immobili, mobili, opere d’arte, titoli, conti correnti, quote sociali.
La durata può essere decisa dal disponente.
I beneficiari a cui i beni saranno destinati non devono necessariamente essere familiari, ma possono essere anche soggetti terzi.
Anche gli scopi possono essere più vari. Può essere utilizzato, a titolo meramente esemplificativo, per disporre il passaggio generazionale di assetti familiari in linea con le aspettative e le attitudine dei discendenti.
E si pensi a quanto questo aspetto sia importante in un momento storico in cui è frequente imbattersi in famiglie allargate, che rendono ancora più complesso accontentare le aspettative dei vari legittimari rispettando quanto previsto dalla legge, con il rischio, quindi, che si creino future tensioni familiari tra gli eredi, con liti che sfociano in cause giudiziarie che vanno avanti per anni.
Oppure nella protezione dei propri figli, quali beneficiari dei beni conferiti in trust, in situazioni matrimoniali particolarmente difficili che possono sfociare in future separazioni.
Oppure ancora si può utilizzare il trust per disporre la segregazione di attività dell’impresa, spesso a titolo di garanzia, senza mai ledere, in ogni caso, la quota di legittima.

 
 

Ho ricevuto una cartella di Equitalia, oppure ho molti debiti, oppure la mia azienda va malissimo: posso fare un trust per proteggere i miei beni?

Ecco, di fronte a questa domanda, invero frequente, il professionista serio e scrupoloso non deve tacere al proprio cliente, benché in difficoltà, il fatto che non esiste protezione giuridicamente lecita da un’eventuale azione revocatoria di atti dispositivi di propri beni fatti a scopo palesemente elusivo. Quindi se l’unico obiettivo è nascondere i propri beni a chi ne ha già attualmente titolo o diritto, è necessario sapere che né fondo patrimoniale, né trust servono allo scopo.

 
 

Da che valore patrimoniale può avere senso parlare di trust?

È una delle domande più frequenti, perché le cronache hanno spesso riportato la notizia che questi strumenti sono stati utilizzati da soggetti dalle ampie disponibilità economiche. Ed alcuni ne hanno anche fatto un uso spregiudicato, male accolto dall’opinione pubblica.
È invece importante chiarire che il trust non è solo per chi ha ingenti patrimoni!
Infatti, per capire se sia utile e conveniente conferire beni in Trust più che l’entità patrimoniale è importante valutare il rischio che il proprio bene possa non avere la futura collocazione migliore in chiave successoria o essere aggredito da eventuali futuri creditori.
Tanto più questo rischio è alto, tanto più il disponente che, in vita, prudentemente, ha intenzione di creare un adeguato assetto giuridico, a protezione del proprio patrimonio, qualunque esso sia, ma anche della serenità della propria famiglia, potrà correttamente valutare se vale la pena proteggere anche solo quell’unico bene che faticosamente si è riusciti ad acquistare.

 
 

Ma così non sono più proprietario!!!

Questa è un’altra delle considerazioni che vengono svolte frequentemente, figlia di una tradizione italiana in cui la proprietà della – direbbe Verga – “roba” è conquista di identità e autorevolezza, oltre che investimento economico.
Per evitare distacchi traumatici, e per attutire anche le spese dell’atto istitutivo, è possibile pensare ad un trasferimento al trust della sola nuda proprietà, con riserva di usufrutto a favore del disponente.
In questo modo, chi si priva del bene, mantenendo l’usufrutto, non ne accusa il contraccolpo, continuando a vivere ed a gestire l’immobile come se nulla, in realtà, fosse cambiato.

 
 

Quanto costa il trust?

È la domanda delle domande. In realtà la risposta non può essere secca: dipende da alcuni fattori.
I principali indicatori sono: la complessità richiesta nella predisposizione del regolamento del Trust, quanti beni vengono conferiti, e, conseguentemente, quanto costi la loro gestione.
Il costo naturalmente andrà valutato anche alla luce del futuro risparmio economico di cui godranno i beneficiari a vantaggio dei quali il disponente avrà predisposto questa complessa struttura giuridica, e che, ripetiamo, potrebbe essere molto rilevante, se le già citate voci di modifiche legislative in materia successoria dovessero trovare riscontro.

Queste sono naturalmente indicazioni assolutamente generali, che prendono spunto dalla nostra esperienza quotidiana.
La materia della protezione patrimoniale è affascinante e merita certamente una divulgazione che consenta ad una platea più ampia una miglior comprensione della sua utilità e della flessibilità degli usi, in modo da avvicinare chi ne può trarre vantaggio.
La tecnica giuridica verrà dopo.

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